Economia by Ha-Joon Chang

Economia by Ha-Joon Chang

autore:Ha-Joon Chang [Chang, Ha-Joon]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2016-03-27T16:00:00+00:00


Note conclusive: perché dobbiamo fare più attenzione ai processi produttivi

I processi produttivi sono stati un aspetto gravemente trascurato dalla tradizione del pensiero economico, dominata dalla scuola neoclassica. Per la maggior parte degli economisti, la scienza economica si ferma, per così dire, davanti ai cancelli della fabbrica (o sulla porta dell’ufficio). Il processo di produzione è considerato prevedibile e predeterminato da una «funzione produttiva», che specifica chiaramente in quali quantità unire capitali e manodopera per realizzare una particolare merce.

L’interesse per la produzione, quando esiste, si rivolge al livello maggiormente aggregato; si concentra cioè sulla crescita delle dimensioni dell’economia. Su questa falsariga, è ormai famosissimo il detto nato durante il dibattito sulla competitività degli Stati Uniti negli anni ottanta, secondo cui non fa alcuna differenza se un paese produce patatine o microchip (chips or microchips). Si tende a non riconoscere che diversi tipi di attività economica possono dare risultati diversi non solo in termini di quantità della produzione, ma anche, ed è più importante, nel modo in cui influenzano lo sviluppo della capacità produttiva di un paese. E, per quanto riguarda quest’ultimo effetto, l’importanza del settore manifatturiero non sarà mai sottolineata abbastanza, perché nel corso degli ultimi due secoli è stato la principale fonte di nuove competenze tecnologiche e organizzative.

Sfortunatamente, con la comparsa del dibattito sulla società postindustriale nel mondo delle idee e del crescente predominio del settore finanziario nel mondo reale, l’indifferenza nei confronti dell’industria manifatturiera si è trasformata in disprezzo. Nella nuova «economia della conoscenza», l’industria, si dice spesso, è un’attività di poco conto praticata solo da paesi in via di sviluppo con salari bassi.

Ma le fabbriche sono e continueranno a essere il luogo in cui è stato «costruito» il mondo moderno. Inoltre, anche nel nostro presunto mondo postindustriale, il settore dei servizi, nuovo presunto motore economico, non può prosperare senza un manifatturiero forte. Ne sono testimonianza la Svizzera e Singapore che, considerati da molti gli esempi più alti di prosperità generata dai servizi, sono in realtà due dei tre paesi più industrializzati al mondo (insieme al Giappone).

Contrariamente all’opinione diffusa, se si vuole affrontare la più grande sfida del nostro tempo, cioè il cambiamento climatico, lo sviluppo delle capacità produttive, specie nel settore manifatturiero, è determinante. Oltre a modificare i propri modelli di consumo, è necessario che i paesi ricchi continuino a sviluppare le proprie capacità produttive nel settore delle tecnologie verdi. E, anche solo per fronteggiare le conseguenze negative del cambiamento climatico, è necessario che i paesi in via di sviluppo continuino ad accrescere le proprie capacità tecnologiche e organizzative, molte delle quali possono essere acquisite solo attraverso l’industrializzazione.



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